venerdì 23 settembre 2011

ARTE ?

Cosa è l’arte
Il significato della parola «arte» non è definibile in maniera univoca ed assoluta. La sua definizione è variata nel passaggio da un periodo storico ad un altro, e da una cultura ad un’altra. Tuttavia, pur nelle diverse connotazioni finora date al concetto di «arte», scegliamo alcune caratteristiche che possiamo ritenere costanti:
1. «arte» è il prodotto della creazione umana.
2. non tutta la produzione umana è «artistica», ma solo quella che ha una qualità superiore.
Per capire le due affermazioni precedenti, consideriamo la realtà. Essa è formata da cose prodotte dalla natura (rocce, acqua, alberi, ecc.), che definiamo «naturali», e cose prodotte dall’uomo (case, telefoni, automobili, ecc.), che definiamo «artificiali». Quindi tutto ciò che l’uomo produce rientra in una categoria distinta. In questa grande categoria dell’«artificiale» rientra anche quella parte della produzione umana che definiamo «arte». Ma l’arte non si definisce perché produce quadri e non automobili, ma perché produce qualcosa di migliore rispetto alla media. Un quadro può essere un’opera d’arte (ma può anche non esserlo) così come anche un’automobile può essere un’opera d’arte. In ogni settore dell’attività umana vi è un top di eccellenza i cui prodotti rappresentano, in quel settore, delle opere d’arte. Facciamo un altro esempio: costruire tavoli non è un’attività con finalità propriamente artistiche, tuttavia anche in questa attività l’uomo può dare il meglio di sé, scegliendo materiali migliori, progettando una forma diversa, eseguendo con maggior cura la realizzazione del manufatto. Ciò che verrà fuori sarà un tavolo migliore degli altri, e che non è improbabile possa anche finire in un museo.
Quindi, ricorrendo ad un semplice grafico, quale quello riprodotto in figura, l’arte è la partizione orizzontale, e non verticale, che si colloca al livello superiore delle cose artificiali, ed è comune a tutte le attività umane.
insieme delle cose naturali arte insieme delle cose artificiali
Per recuperare il significato che tradizionalmente attribuiamo alla parola «arte», dobbiamo effettuare un’altra considerazione. Tra le attività umane ve ne sono alcune con finalità spiccatamente utilitaristiche (le attività industriali in genere), altre con finalità spiccatamente espressive (letteratura, teatro, cinema, pittura, danza, ecc.). Queste ultime possono avere finalità diversissime (poetiche, ludiche, propagandistiche, conoscitive, ecc.) ma hanno tutte in comune un tratto saliente: operano sui mezzi di comunicazione, ovvero sui linguaggi che permettono la comunicazione tra gli esseri umani.
Quando si parla di linguaggi si entra in un territorio di enorme complessità, tuttavia è intuitivo e per nulla complesso comprendere come la comunicazione possa utilizzare linguaggi tra loro molto diversi. Alcuni linguaggi utilizzano le parole, altre i suoni, altre le immagini, altre le forme, altre i gesti e i movimenti. I linguaggi di sole parole generano la letteratura e la poesia. I linguaggi di soli suoni generano la musica. I linguaggi di sola gestualità generano le arti mimiche. I linguaggi di gestualità e di musica generano la danza. E così via. I linguaggi che utilizzano le forme e le immagini generano quelle arti che noi definiamo «visive».

In realtà quando si usa la parola «arte», nella maggioranza dei casi si intende quella «visiva», anche se non viene specificato. Tuttavia questa è una semplificazione che può generare qualche errore, facendo ritenere che è artistica solo quell’attività che produce quadri o sculture, ma ciò, per quanto finora detto, non è assolutamente vero. Quindi, per maggior precisione, è il caso di ricordare che quella che noi studieremo non è «tutta» la storia dell’arte, ma solo la storia delle arti visive.
Concludendo quando abbiamo detto, possiamo trarre alcune semplici considerazioni. Un albero non può essere un’opera d’arte: non è stato fatto dall’uomo e qundi non rientra nell’insieme delle cose artificiali (alcuni studenti mi hanno chiesto se un bonsai può essere considerato un’opera d’arte: in questo caso sì). Un quadro non è un’opera d’arte: lo è solo un quadro fatto bene.
Ma come si fa a capire, o decidere, quando un quadro, o una scultura, è un’opera d’arte? Questo è il grande problema che rende affascinante lo studio della storia dell’arte. Non esiste una risposta univoca o un metodo infallibile per stabilire cosa è «arte». In questo problema rientrano capacità di giudizio e di valutazione molto variabili da individuo ad individuo e da epoca ad epoca. Diciamo, in senso generico, che la valutazione di ciò che è «arte» deriva sempre da una operazione di tipo storico-critica. Non esistono leggi che stabiliscono che Picasso può essere considerato un’artista ma non può essere considerato tale il mio dirimpettaio che pure si diverte a dipingere tele. È solo la storia e la critica che ci danno gli strumenti (o le motivazioni) per decidere quale pittore può essere considerato un artista e quale no.
Cosa è l’opera d’arte
Un’opera d’arte si può scindere in tre parti fondamentali:
• il soggetto
• la forma
• il contenuto.
In sintesi, il soggetto è il tema che l’opera affronta. La forma è la parte visibile e tattile di un’opera. Il contenuto è ciò che un’opera comunica.
Bisogna fare attenzione a come vengono adottati questi termini, in quanto non vi è molta uniformità. In un suo recente libro (Capire l’arte, ed. Mondadori, 1999), Stefano Zecchi usa i termini «forma» «contenuto» «espressione» indicando con il primo termine ciò che anche io definisco «forma», con il secondo termine ciò che io chiamo «soggetto» e con il terzo termine ciò che io indico come «contenuto».
Anche uno dei maggiori storici dell’arte del Novecento, Erwin Panofsky, in un suo celebre saggio dal titolo «Iconografia e iconologia», definisce l’interpretazione dell’opera d’arte su tre parametri fondamentali che egli definisce: 1) soggetto primario (o preiconografico), 2) soggetto secondario (o iconografico), 3) significato intrinseco (o contenuto). In pratica il soggetto primario è ciò che io chiamo «forma», il soggetto secondario è ciò che io ho definito «soggetto» e il significato intrinseco è quanto io indico con «contenuto».
Chiarito questo aspetto linguistico, cerchiamo di capire meglio la differenza tra i tre aspetti dell’opera d’arte.
Il soggetto è il pretesto dal quale nasce l’opera d’arte. Se in una chiesa dedicata a Santa Lucia serve un’immagine che raffiguri questa santa, è ovvio che il soggetto riguarderà un episodio della sua vita o del suo martirio. In pratica il soggetto è ciò che si vuole rappresentare.
La forma comprende tutte le scelte stilistiche che un artista compie nell’eseguire la sua opera. Potrà scegliere uno stile semplicemente illustrativo, uno molto più riccamente decorato, potrà usare colori forti e accesi, o viceversa colori deboli e spenti, e così via. Le scelte formali che un artista compie sono praticamente illimitate, e portano a risultati formali sempre diversi.
Il contenuto è quello che un’opera ci comunica. Ritornando all’esempio riferito ad un episodio della vita di Santa Lucia, l’opera può comunicarci senso di dolore, sentimenti mistici, fiducia nella Giustizia Divina, e così via. Ma un’opera ci comunica anche come l’artista, i suoi committenti, e più generalmente la società in cui vivevano, si rapportavano ad un problema specifico.
Per essere più precisi, il contenuto di un’opera d’arte non è mai unico, ma può a sua volta essere diviso in tre contenuti fondamentali:
• i contenuti diretti
• i contenuti indiretti
• i contenuti interpretativi
I contenuti diretti sono quelli che volontariamente l’artista e i suoi committenti hanno voluto comunicarci con la realizzazione dell’opera.
I contenuti indiretti sono quelli che deduciamo dall’opera e che l’artista è riuscito involontariamente a comunicarci circa il pensiero e la cultura del suo tempo.
I contenuti interpretativi sono quelli che si vengono a stratificare su un’opera grazie alla letteratura storico-critica che si è succeduta nel tempo.
Benché una recente tradizione critica, che ha avuto molta fortuna in Italia nel Novecento, abbia privilegiato i contenuti diretti nella interpretazione e valutazione di un’opera, bisogna tener presente che spesso sono proprio i contenuti indiretti quelli che rendono interessante un’opera d’arte.



Cosa è la storia dell’arte
Da ciò che abbiamo definito nella precedente lezione, diamo ora due semplici definizioni di «stile» e di «poetica». Con il termine «stile» intenderemo l’insieme di scelte formali che accomunano le opere di un singolo artista o di un intero periodo storico. Con il termine «poetica» intenderemo invece l’insieme di scelte contenutistiche che accomunano le opere di un singolo artista o di un intero periodo storico.
Il passaggio da una stagione ad un’altra della storia dell’arte avviene per un cambio sostanziale o dello stile o della poetica, o di entrambi, che accomuna gli artisti di un certo periodo. Questo passaggio può avvenire con due procedimenti fondamentali, che potremmo definire di continuità o di rinnovamento. Nel primo caso, la stagione precedente tende ad essere assorbita dalla nuova, che nasce come evoluzione della precedente. È il caso dell’arte romana che nasce come evoluzione di quella ellenistica ed etrusca, o dello stile gotico che nasce come evoluzione del romanico. Nel secondo caso, il susseguirsi delle stagioni artistiche prende un aspetto di più intesa polemica, dove il nuovo nasce per superare, rifiutandola, l’arte precedente. È il caso, ad esempio, dell’arte neoclassica che nasce dal rifiuto dell’arte barocca.
La storia umana non sempre ha avuto una consequenzialità diretta, per cui alcune situazioni artistiche sono rimaste prive di rapporti e scambi con altre civiltà artistiche. Tuttavia, considerando la nostra arte occidentale come un unico filo che si è dipanato dalla preistoria ad oggi, la tradizione storiografica tende a suddividere questa storia in quattro grandi blocchi:
I le culture primitive e arcaiche: comprendono le prime manifestazioni artistiche conosciute dell’età preistorica, e quelle delle grandi civiltà dell’antichità, quali l’arte egiziana, l’arte sumerica, l’arte cretese, l’arte micenea, ecc.; questo periodo copre un arco di tempo molto ampio: va dal 30.000 a.C. fino al 1000 a.C. circa.
II le culture classiche: comprendono le manifestazioni artistiche nate in Grecia e di lì diffusesi in tutto l’Occidente prima con le conquiste di Alessandro Magno e poi con l’impero romano; questo periodo va all’incirca dal 1000 a.C. alla caduta dell’impero romano avvenuta nel 476 e viene in genere diviso in tre grandi periodi: l’arte greca, l’arte ellenistica, l’arte romana.
III le culture medievali: comprendono i fenomeni artistici che hanno contraddistinto l’Europa dal crollo dell’impero romano d’occidente alla nascita dell’umanesimo; è un arco temporale di circa mille anni, che va dalla caduta dell’impero romano (476) giunge fino agli inizi del 1400. In genere viene diviso in due grandi blocchi: il periodo fino all’anno Mille viene definito «alto medioevo», il periodo dopo l’anno Mille è invece chiamato «basso medioevo».
IV le culture moderne: prendono avvio con l’umanesimo e il rinascimento, per giungere fino ai giorni nostri. Questo periodo, quindi, copre l’arco temporale dal 1400 ad oggi, e vede il susseguirsi di numerosissimi periodi: l’arte rinascimentale e manieristica che giunge fino alla fine del XVI secolo, l’arte barocca che va dagli inizi del Seicento alla metà del Settecento, l’arte neoclassica che copre la seconda metà del Settecento ai primi decenni dell’Ottocento, l’arte romantica che si sviluppa nella prima metà dell’Ottocento, e così via.
Questo schema ha un valore molto relativo per ciò che riguarda i nostri scopi, e riflette solo una specializzazione di studi in ambito accademico. I primi due periodi sono infatti oggetto di studio soprattutto da parte degli archeologi. Il terzo periodo è invece studiato dai medievisti, mentre il quarto è il campo di lavoro degli storici moderni e contemporanei.

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